Ultimo libro

La misteriosa scomparsa della Gioconda
  

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Sinossi

Era da tempo che la Gioconda ci pensava. Le stave stretta quella situazione soprattutto con la nuova sistemazione e tutti quei turisti vocianti e volgari. Le risultava poi intollerabile l'uso che veniva fatto della sua imagine e del suo nome a scopo pubblicitario. Così nel dicembre del 2009 iniziò a pensare di andarsene dal Louvre.
Aveva avuto una vita difficile, dura, Liza Gherardini, priva di affetti, ed aveva riversato tutte le sue angosce sulle figlie, che contro la loro volontà, aveva costrette a chiudersi in convento. Uscendo dal museo avrebbe così voluto tentare una nuova vita, in cui potersi riscattare nei loro confronti ed anche poter conosce l’amore ed i suoi piaceri.
Agli inizi del nuovo anno, con l’aiuto di un altro quadro, apprese le modalità con cui acquisire una tridimensionalità ed uscire dal quadro. Le mancava però la parte inferiore del corpo e dovette forgiarsela da sé, utilizzando il supporto della pala di pioppo su cui era dipinta.
Ovviamente, e come era ben prevedibile, la sua scomparsa creò gran scompiglio al Louvre ed in tutta la Francia.
Una volta fuori, iniziò a scoprire tutte le meraviglie della moderna Parigi e, per non farsi riconoscere, adottò un aspetto ben diverso da quello attribuitole da Leonardo e molto più attuale. Come tutte le opere uscite dai musei risultava infatti dotata di particolari doti, che le permettevano di assumere l’aspetto che desiderava, vedere oltre le apparenze, e di passare da una consistenza quasi da ologramma a stati perfettamente materici e viceversa.
Prese il nome di Liza Rivoli e per prima cosa decise di imparare a leggere, cosa che non aveva potuto fare in vita, e di darsi una cultura. Iniziò poi a frequentare ambienti intellettuali parigini, dove venne presto apprezzata per i suoi brillanti ragionamenti. Era ben determinata nel voler cercare anche l’amore, ma al momento non se ne sentiva pronta. Accettò quindi volentieri l’amicizia di un regista d’avanguardia, dai gusti diversi, che era stato abbandonato dal suo amichetto, ed andò a vivere con lui.
La loro frequentazione quotidiana e soprattutto una vacanza insieme al mare, crearono però qualche tensione tra loro. Lui finì per sentirsi attratto da Liza e questo lo pose in contraddizione con se stesso. Decide quindi di porre bruscamente un termine al loro rapporto e se ne partì per Torino, per delle ricerche agli archivi del Museo del Cinema.
Lei voleva però un chiarimento e lo raggiunse, anche se il loro incontro si rivelò un disastro. Finì comunque con il rimanersene in Italia e si installò presso un altro quadro uscito da un museo, un dipinto di Modigliani, che aveva adottato il nome di Guendalina, con cui strinse una calorosa amicizia. Grazie a lei, conobbe Michele Arnaud, un giornalista anarchico, con cui subito simpatizzarono.
La loro diversità (lei era un ex-quadro) creò però notevoli difficoltà alla nascita di un rapporto affettivo tra di loro, tanto che il giorno in cui finalmente avevano deciso di amarsi, sul più bello, inconsapevolmente lei si trasformò in ologramma, lasciandolo solo tra lenzuola disfatte. A quel punto dovette per forza rivelargli la sua vera natura. Non solo, ma per amore e per porsi al suo stesso livello, decise di perdere quelle sue particolari doti. D’ora in avanti sarebbe diventata umana a tutti gli effetti. Apparentemente gli ostacoli tra di loro erano superati ed avrebbe potuto prendere l’avvio una piacevole ed appagante convivenza.
Lei nel frattempo aveva iniziato ad operare presso una cooperativa che si occupava di bambine in età prescolare, provenienti da situazioni di emarginazione e forte degrado. Si occupò anche delle madri e ne difese una, originaria dell’est europeo, che le autorità si stavano apprestando ad espellere dall’Italia. Ritenne di essersi così riscattata rispetto ai torti a suo tempo fatti patire alle figlie. Ma queste le apparvero un giorno e le spiegarono come fosse ben altro ciò che si aspettano da lei. Pretesero infatti che, almeno per un periodo, andasse a ritirasi nello stesso convento, in cui erano state rinchiuse.
Al termine di tale prova, Liza avrebbe dovuto sentirsi appagata. Aveva finalmente conosciuto l’amore ed ora aveva anche ottenuto il perdono delle figlie. Ma ogni medaglia ha un suo rovescio. Lei aveva pur sempre un modo di essere, di ragionare diverso da quello degli umani. Come le spiegò un dipinto che andò a trovare in un museo, il suo sarebbe stato un cammino difficile, irto di ostacoli, da cui avrebbe dovuto ben guardarsi, primo tra tutti il senso di vertigine o di semplice nausea, che le si sarebbe potuto determinare, per piccole ombre nella sua storia d’amore.
Così una sera, e si era ormai all’autunno del 2013, mentre riordinava dopo cena e Michele con affetto l’abbracciò da dietro, scoprì con orrore di star proprio provando quel senso di nausea, mentre intorno a loro si andava come formando una densa nebbia, che riempì di angoscia anche lui. Ne parlarono allora a lungo ed alla fine lei decise, che per salvare la memoria di quel loro splendido amore, era bene che se ne tornasse all’interno di un quadro. Ma non al Louvre, bensì in un piccolo museo locale a Canelli, in provincia di Asti, visitato non da dieci milioni di turisti all’anno, ma da meno di diecimila. Una sua nuova pace per l’eternità.

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Un commento al libro, di Elodia Saetti:

Ho terminato la lettura del tuo ultimo romanzo, scoprendolo perfettamente in linea con il tuo stile garbato e ricercato, dal linguaggio elegante senza eccedere in virtuosismi dotti, che accompagna chi legge mano nella mano lungo le vicende della tua Gioconda. Una narrazione razionale e temporalmente susseguente, che si sviluppa in concatenazione di eventi logici senza mai turbare o scioccare. E nemmeno scandalizzare. Tutte cose che emergono con una naturalezza che sembra quotidianità, anche se poi, se uno si sofferma a riflettere, non è per nulla così, date le caratteristiche della tua Liza.
Ancora secondo il tuo stile, numerosissimi gli spunti di riflessione che lanci al lettore, che può coglierli o no, a suo piacimento. Anche qui, come in altri tuoi scritti, senza invadenza. Ti confesso che in certi momenti mi sarebbe piaciuto che la questione venisse un po' più approfondita. Ma ho anche capito che il rimanere così leggero nelle cose è voluto, proprio per lasciare spazio a riflessioni personali, senza imporre il punto di vista di chi scrive.
La seconda parte l'ho percepita un po' più coinvolgente della prima, probabilmente perché sono entrata nel vivo della storia e tante cose non dovevano più essere spiegate o capite. Quindi si poteva raccontare e leggere senza intoppi. E poi mi è piaciuto tanto il personaggio di Guendalina, che a tratti mi sembra venga disegnata quasi come una "macchietta", senza mai sforare nel ridicolo certo!, ma con quella punta di ironia che è il tuo punto di forza nella scrittura. Quando compare lei ho come l'impressione che la scena abbia una marcia in più. Mi sa che ti sei divertito pure tu a descriverla e tratteggiarla...
Dentro di me un poco spero che nel futuro vorrai coltivare questa tua abilità ironica, non in questo romanzo certo, che non è adatto, ma che ti caratterizza. Non è semplice raccontare con ironia le cose, tutt'altro, io penso che sia la tipologia di scrittura più complicata. Anche perché quando si stratta di satira il lettore diventa particolarmente esigente. Ma tu hai, ancora a mio parere, uno sguardo bello sulle cose, profondo, che sa coglierne i risvolti comici/divertenti, sdrammatizzando e afferrandone il lato "leggero". Beh... mi sembra una gran bella dote, poco diffusa. Tutto qui.
Chiudo confermandoti che mi è piaciuto moltissimo il trailer del romanzo, molto ben fatto, e capace di incuriosire al punto giusto. Sei molto abile in queste cose, complimenti!! Metti sempre in risalto i punti di forza delle cose.

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