Thursday 27 February 2014

La magia di una notte al Museo di Castelvecchio


IL LIBRO. Presentato nella «notte dei musei» il racconto di Fabrizio Ago ispirato all´allestimento scarpiano delle sale
La magia di una notte nel museo
con le statue che parlano tra loro.
Le sculture furono sistemate da Carlo Scarpa «come in dialogo» Ora un romanzo immagina che davvero, ogni notte, si animino

Come non occuparsi del caso singolare di uno studioso italiano, ma non veronese, che vive in Canadà, il quale ha scritto un romanzo ambientato al museo di Castelvecchio, prendendo le mosse dall´allestimento Scarpa, per riflettere sul tema del dialogo fra le opere e sulle opere d´arte?
Se ne è occupata la direttrice del museo, affascinata dall´idea, presentando, assieme ad Alba di Lieto, e alla presenza dell´autore, Fabrizio Ago, il volume Notte al Museo di Castelvecchio (Youcanprint Self-Publishing, 281 pagine, 15 euro, agofabrizio@gmail.com). Lo ha fatto nella serata più appropriata, quella recente «notte al museo» in cui, su tutto il territorio nazionale e anche nei musei veronesi, si aprivano gratuitamente le porte al pubblico.
È stato un successo: visitatori di ogni età sciamavano nelle sale interloquendo con ragazze e ragazzi, addestrati a ciceroni, che, con le loro giovani parole, spiegavano alcune opere. Paola Marini ha ricordato come nel passato e ancora oggi il museo e il suo nobile cortile siano stati sede ideale per teatralizzazioni con eventi spettacolari, ospitando, ai tempi di Antonio Avena, feste che ricordavano i signori della Scala, e, ai nostri tempi, film e pièces teatrali famosi. Ma soprattutto
la direttrice ha spiegato perché, a suo avviso, proprio dall´allestimento Scarpa ha potuto prendere le mosse il libro.
Secondo l´ambientazione di Avena, tutte le sale presentavano arredi, mobilio e sistemazioni simili alle residenze private, a cui direttamente si ispiravano. Quindi quadri alle pareti, accostati in modo armonioso ma convenzionale o tradizionale, e statue pure addossate ai muri e contemplabili solo frontalmente.
Con il suo intervento innovatore, cominciato nel 1958 con la mostra «Da Altichiero a Pisanello», Carlo Scarpa eliminò invece tutto ciò che non era ritenuto essenziale. «Geniale ridimensionamento», lo definiva Renzo Chiarelli. Così nel nuovo percorso ragionato e ragionevole di storia dell´arte, le opere sono state sistemate al centro dello spazio invitandole, quasi, a dialogare fra di loro e permettendo ai visitatori di girarci attorno.
Eccoci: nella sistemazione di Scarpa dipinti, affreschi e statue, in qualche modo più vivi e quasi in movimento, si parlano. La celebre foto di Ugo Mulas che ripubblichiamo in questa pagina mostra lo stesso Scarpa «in dialogo» con le statue appena ricollocate. Le opere, proprio con il loro porsi nello spazio, hanno suggerito a Fabrizio Ago, che lo ha pure sottolineato nel suo intervento, l´invenzione del suo romanzo.
Che ci invita, se non altro, «a considerarle come creature viventi da trattare con amore e delicatezza».
L´autore Fabrizio Ago, architetto, già responsabile del settore culturale della cooperazione internazionale al ministero degli Affari Esteri, art & cultural mediator per Icom (International Council of Museums), specialista in studi museali, è un gentile signore settantenne di origine torinese, che ora vive tra Toronto e Procida.
Avendo più e più volte visitato Castelvecchio, si è invaghito delle quattro statue allegoriche — Temperanza, Giustizia, Vicenza e Verona — che stanno nella Reggia al piano nobile del castello, provenienti dalle Arche Scaligere. Sono le sue muse ispiratrici per questo vago racconto/fiaba, in cui, appunto, si immaginano statue (i simulacri viventi sono una tradizione nei miti greci) e personaggi dei dipinti che dialogano fra loro, in una notte di fine marzo o forse d´autunno. Ricordi, rimpianti e rancori, noia, ma pure idilli e innamoramenti.
Statue e quadri si inseguono, meditano fughe, litigano, si amano, ma soprattutto ricordano il passato, rievocando i personaggi stessi che rappresentano, e le loro vicende umane. Tutto nell´arco di una notte da quando l´ultimo custode ha chiuso l´ultima porta a quando il primo del mattino la riapre. Come i balocchi che nel balletto Lo Schiaccianoci prendono vita notturna e si animano, per poi riaddormentarsi e ammutolire.
Un ammirevole sforzo di reinvenzione da parte dell´autore, con tanto sentimento storico e sensibilità artistica.

Tratto da:

L'Arena il giornale di Verona 30/05/2013 2013 CULTURA, pagina 47 Paola Altichieri Donella

Commento a: Racconti dell'Albero secco


di Maria Grazia Cavernihttp://ilmiolibro.kataweb.it/images/star.jpghttp://ilmiolibro.kataweb.it/images/star.jpghttp://ilmiolibro.kataweb.it/images/star.jpghttp://ilmiolibro.kataweb.it/images/star.jpghttp://ilmiolibro.kataweb.it/images/star.jpg

Storie tenerissime. Si manifesta subito la delicatezza dell'autore e la grazia del suo raccontare. E' un uomo fortunato, Ago, perché ha i nipotini ai quali può dedicare le sue "fiabe". Ma soprattutto per la grande capacità di immedesimarsi nella natura. Le sue dita, sul computer, dipingono acquerelli leggeri, capaci di rendere di sogno ciò che anche le foto hanno descritto. Perché le parole vanno oltre, hanno un tocco d'antan che forse solo chi ha qualche primavera è ancora in grado di esprimere. Grazie. Evviva le anime candide!

giovedì 27 febbraio 2014 commento alla 1a edizione