Friday 9 May 2014

I delitti della Primavera, di Stella Stollo




I delitti della Primavera
un serial killer nella Firenze del Rinascimento
di Stella Stollo
Edizioni Graphofeel, 2014

 

Una storia di persone alla ricerca di qualcuno o di qualcosa

.

Molto coinvolgente e puntuale la ricostruzione della Firenze medicea, effettuata da Stella Stollo, in questo suo nuovo libro, ed anche l’interpretazione che propone del significato della Primavera, dipinta da Botticelli nel 1482, che sinora non è stato chiaramente individuato, malgrado i tentativi di importanti studiosi come Giulio Carlo Argan od Ernst Gombrich.
Molto ben descritto l’ambiente artistico-filosofico, che ci viene proposto con dovizia di particolari ed interessanti riflessioni, attraverso gli occhi di Botticelli e Filippino Lippi, suo assistente, e più tardi di un garzone di bottega di quest’ultimo. Anche il linguaggio è ricercato; si prenda ad esempio questo passaggio tratto tra le dissertazioni dei pittori: “Si possono udire i colori come è possibile vedere i suoni. V’è un’intima corrispondenza tra suono e colore. Essi si propagano nel medesimo modo per giungere all’anima che li riceve e li fa conoscere al nostro cervello, dove essa è incarnata”.
Vi si tratta dei più reconditi segreti custoditi dalla Corporazione dei pittori, ma anche delle scoperte (o meglio intuizioni) geografiche, con la teoria dell’esistenza di un Quarto continente tra Catai ed Europa, già esplorato dai cinesi e che ora si vorrebbe proporre al Magnifico di andare a “scoprire”. Vi si tratta delle recenti intuizioni di Leonardo da Vinci, ma anche delle riflessioni sulla cosmogonia del creato portate avanti dalla Confraternita dei Fedeli del Giglio. Delizioso, da questo punto di vista, il brano: “Sfioro con le dita alcune gemme.., con la stessa tenerezza che riserverei a creature viventi; in effetti, ognuna di loro pulsa di vita e di energia, sotto i polpastrelli posso percepirne il battito del cuore e le vibrazioni dell’anima benevola e taumaturgica”.
In tale contesto la Stollo svela quello che secondo lei è il reale obiettivo della Primavera, in una ricostruzione avvincente, ma anche assolutamente plausibile e ben articolata, come fa annunciare allo stesso Botticelli: “Voglio dipingere un’opera propiziatoria che influenzi beneficamente il viaggio di Amerigo verso il nuovo Mondo e che ci aiuti nella realizzazione di una società basata sulla scienza e sull’amore universale”.
Nell’impostazione neoplatonica dell’epoca il quadro, realizzato per Giuliano de Medici cugino del Magnifico, legato al mondo dei banchieri ebrei di Lisbona, avrebbe dovuto essere una sorta di viatico per la spedizione verso l’America. E proprio da quell’ambiente sarebbe venuta la richiesta di effettuare il viaggio, proprio nel 1492, in funzione di calcoli propiziatori cabalistici.
Ma la Stollo, con la maestria della sua sottile penna, non si ferma qui e ci fa dono anche di un’altra avvincente chiave di lettura del quadro. “L’osservatore più della comune vista deve saper usare il proprio occhio interiore per decifrare una geometria invisibile, nascosta dietro la realtà osservata”.
In pagine ricche di suspense, il lettore diviene allora testimone di una serie di efferati delitti che già da tempo sta sconvolgendo la città di Firenze. Otto omicidi di cortigiane, ma anche di nobildonne e del giovane figlio gay di un rispettabile notaio, che nella mente malata di un serial killer, messer Antonio, speziale, detto Manisante, avrebbero dovuto rispondere ad un suo altrettanto ardito disegno cosmico. Botticelli rimane profondamente colpito da quegli orrendi delitti, di cui non si faceva che parlare in città, tanto che, come a volerne esorcizzare l’angoscia, ne avrebbe proposto proprio nel suo quadro, una sorta di “sacra rappresentazione”. Le figure della Primavera non sarebbero dunque altro che le vittime del “mostro”, accuratamente ritratte nel loro aspetto, e contraddistinte da apparenti innocui elementi decorativi, che in realtà altro non erano che rappresentazioni delle modalità dei loro brutali omicidi. Ecco dunque svelato anche il senso degli “otto” personaggi del quadro e delle tre grazie, che sono proprio le tre fanciulle di cui il suo garzone di bottega aveva casualmente veduto i cadaveri.
In ogni caso, per la Stollo, il mostro non verrà mai scoperto, ed anzi, dopo aver inscenata la sua stessa morte, fuggirà lontano. Ma per dove? La sua figura finirà poi con il legarsi a quella di Amerigo Vespucci?
Assolutamente da consigliare la lettura di questo libro, per le belle ricostruzioni ambientali e per le innumerevoli suggestioni che se ne possono ricavare, come anche per le preziose poesie che intercalano il testo e per le avvincenti pagine dedicate al delicato amore tra Botticelli e la sua modella.