Piccole storie, quasi comuni di Fiorella Mazza
Recensione
Dove c'è colore è amore!
Molto
coinvolgente questa raccolta di “Brevi storie” di Fiorella Mazza, scritte con
tono asciutto e pacato, che non concede spazio a digressioni, e ad immagini troppo
fantasiose: “ In quei momenti di socialità, la durezza spariva dai loro volti
appena sbarbati, sorridenti, ben disposti, al cospetto di una partita a
scopone”; oppure: “Il bello era il balcone, minuscolo, dal quale al mattino
scorgeva l’orizzonte: era uno di quei momenti speciali, nel quale metteva in
atto la sua capacità di spingersi con la mente lontano”.
Si
tratta di storie di grandi solitudini, come nel caso di Arturo, che visse
cent’anni, dopo aver avuto “una esistenza terrena agiata e in apparenza
tranquilla, ma priva di sentimenti profondi e durevoli, a causa della sua
scarsa capacità di comunicare”; o con i protagonisti che riuscivano ad avere
come compagni solo delle ombre o delle macchie su di un muro. Storie spesso di semplice
dolorosa quotidianità, con figure “complicate, mai contente, guardinghe”, a
volte perdenti, come Gaia, che aveva “la sensazione di essere sbagliata in
tutto”; o Sabatino che riuscì ad instaurare un vero
rapporto affettivo solo con un cane sperduto; ma anche di cupa tragedia come nel
brano sull’innocente condannato a trent’anni, che i carabinieri portarono via
dall’aula di tribunale, “senza aspettare che lui staccasse la spina ai pensieri
assillanti che non avevano smesso di frullargli dentro”.
Non
sarebbe però corretto limitarsi a questi aspetti dolorosi. Si tratta infatti
anche di storie intrise di grande delicatezza, come in quella della bambina
down, sui cui bei capelli biondi era venuta a posarsi una farfalla azzurra; o
di narrazioni velate di un sottile sentimento consolatorio. Un caso merita di
essere citato da questo punto di vista: quello della signorina
Rosa, che finì per presentarsi “nella sua forma più splendente, rendendo
soffice e trasparente la sua chioma, e profumandosi di mughetto” e che prese a
raccontare dolci storie al piccolo Emilio, mai nato, per farlo addormentare
sereno.
Personaggi
poi non sempre perdenti, ma anche pragmatici, rassicuranti, come Piera, con
notazioni anche di pura positività: “A zero i tristi pensieri, niente segno di
rassegnazione, soltanto la gioia del presente!” O come il piccolo Fabrizio, che
cresceva sano e forte, pur avendo un grave handicap, e che improvvisamente guarì,
per l’affetto che provava nei confronti di un ragazzo down e di alcuni
immigrati di colore.
Storie,
infine, tutte introdotte da brevi poesie, che ne anticipano il senso: “Ombre/
che percepisci vicine,/ poi s’allontanano…”; “neppure so,/ come avrei voluto/
fossi stato”; e soprattutto storie per nulla scontate e certamente non
stucchevoli. Un libro avvincente, ben scritto e soprattutto da leggere tutto d’un
fiato. Vivi complimenti a Fiorella Mazza.
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